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I calcoli biliari sono un problema comune, soprattutto tra le donne. Nell'80% circa dei casi non danno sintomi, ma se iniziano a muoversi o rimangono bloccati lungo le vie biliari, possono causare dolore o gravi complicanze. Una delle conseguenze più frequenti è la colica biliare, riconoscibile dal dolore improvviso e intenso nella regione addominale superiore destra, con nausea e/o vomito, associati o meno ad alterazione di alcuni parametri ematici.
"Una volta che i calcoli hanno causato sintomi, è probabile che questi continuino a manifestarsi – spiega il dottor Filippo Antonini, Consigliere Nazionale AIGO e Direttore dell'U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica di Ascoli Piceno - Se un calcolo rimane bloccato nelle vie biliari, possono verificarsi infiammazioni o infezioni locali (colangite) e del pancreas (pancreatite), e in questi casi il paziente può presentare anche ittero. Si tratta di situazioni che rendono necessario un ricovero ospedaliero".
I calcoli, questi sconosciuti
I calcoli biliari (colelitiasi) sono sedimenti di bile induriti che si formano nella colecisti, o cistifellea, e nei dotti biliari nei pazienti che hanno un eccesso di uno dei componenti principali della bile.
"Esistono due tipi di calcoli biliari – spiega ancora Antonini - i calcoli di colesterolo, più frequenti, di colore giallastro/verde, costituiti principalmente da colesterolo solidificato; e i calcoli pigmentati, costituiti da bilirubina, più piccoli e più scuri. Si possono avere calcoli in ogni tratto delle vie biliari e in numero e dimensioni molto variabili. Nella maggior parte dei casi si riscontrano però nella colecisti, una "sacchetta" che raccoglie la bile prodotta dal fegato e poi la rilascia in maniera intelligente, in risposta all'assunzione di cibo. La bile viene poi trasportata nell'intestino attraverso le vie biliari, il cui ultimo tratto si chiama coledoco, dove contribuirà alla digestione degli alimenti, soprattutto dei grassi".
Come ridurre i rischi
Come comportarsi dunque per cercare di evitare la formazione di calcoli biliari? La risposta sta soprattutto nell’alimentazione: è infatti opportuno diminuire il livello di colesterolo nella dieta, evitare il sovrappeso, ma anche non incorrere in un dimagrimento repentino, che può favorire la colelitiasi. Ma non solo: lunghi periodi di digiuno o una dieta eccessivamente carente di grassi riducono la motilità della colecisti, favorendo il ristagno di bile con conseguente rischio di formazione di calcoli.
Esistono inoltre alcuni fattori di rischio specifici per i calcoli biliari, che sembrano prediligere il genere femminile: le donne tra i 20 e i 50 anni, infatti, sono le più frequentemente interessate dal problema, e hanno tre volte di più la probabilità di svilupparli rispetto agli uomini, che ne soffrono soprattutto dopo i 60 anni. Tra i fattori che incidono compaiono poi anche la familiarità, le gravidanze, la dislipidemia, il diabete mellito e la terapia estrogenica.
Diagnosi e cura
Per la diagnosi si effettuano esami del sangue e test di immagine. "Spesso l'ecografia addominale evidenzia calcoli all'interno della colecisti - continua Antonini - ma se un calcolo fosse bloccato in un altro tratto dell'albero biliare, potrebbe essere necessario eseguire una particolare risonanza magnetica (colangio-risonanza magnetica) o un particolare esame endoscopico (ecoendo-scopia). Il trattamento è in genere necessario quando i calcoli causano un blocco nelle vie biliari che molto probabilmente tenderà a ripetersi nel tempo, e quindi la rimozione chirurgica della colecisti è l'unica soluzione definitiva, salvo in alcuni pazienti fragili dove si preferiscono trattamenti alternativi, più lunghi e meno efficaci nel breve, come il drenaggio della colecisti".
Dopo la rimozione chirurgica, la situazione va velocemente a risolversi, salvo alcuni casi in cui si possono sviluppare reflusso gastrico di bile o episodi di dissenteria, a causa della bile che scorre continuamente verso l'intestino. "In questi casi, i gastroenterologi suggeriscono farmaci che riducono questi sintomi, chiamati ‘farmaci sequestranti gli acidi biliari’ o farmaci per ridurre il reflusso gastrico di bile. Purtroppo, anche dopo aver tolto la colecisti i calcoli, negli anni, possono riformarsi nelle vie biliari residue" continua il dottore.
Estate a rischio, cosa fare 
L'estate, in molti casi, potrebbe essere un momento critico per chi soffre di calcoli biliari. Dall’AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Ospedalieri) vengono però in aiuto alcune raccomandazioni da osservare soprattutto a tavola, per non aggravare questa condizione soprattutto in chi già ne soffre: "L'aumento delle temperature estive e il conseguente rischio di disidratazione – conclude Antonini - possono causare disturbi importanti, tra cui proprio un aumentato rischio di calcoli biliari. La disidratazione, infatti, può favorire la precipitazione del colesterolo che è in parte causa della formazione dei calcoli. Per questo motivo, è opportuno prediligere un'alimentazione con alimenti ricchi di acqua come frutta, verdure e ortaggi".

Nella tabella, i consigli di AIGO per un’estate all’insegna della prevenzione:

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