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L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel suo ultimo rapporto dal titolo “Prospettive ambientali dell'OCSE all'orizzonte del 2050 “ha stimato che nell’Unione Europea l’inquinamento atmosferico sia responsabile di circa 600.000 morti premature e dell’aumento della morbilità. Nello stesso documento viene, inoltre, riconosciuto che l’inquinamento atmosferico ha un impatto negativo sulla riproduzione femminile e maschile.

In particolare, molti studi epidemiologici hanno osservato che i fattori ambientali e l'esposizione ad agenti chimici incidono sulla dimensione, sulla motilità e sul numero degli spermatozoi.

Un recente studio italiano pubblicato sulla rivista Environmental Toxicology and Pharmacology, ha utilizzato solo ed esclusivamente il liquido spermatico per misurare l'impatto dell'inquinamento sulla salute maschile, rivelando dati allarmanti ed inequivocabili sulla vitalità e fertilità del seme maschile di chi vive in aree gravemente inquinate come Taranto o la Terra dei Fuochi, a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, comparato con quello di chi abita in zone della stessa regione non considerate a rischio. L’evidente differenza tra i due campioni esaminati ha dimostrato che, sia i lavoratori delle acciaierie sia i pazienti che vivono in un'area altamente inquinata, mostrano una percentuale media di frammentazione del DNA dello sperma superiore al 30%, evidenziando un chiaro danno spermatico. I ricercatori hanno suggerito che la valutazione del DNA dello sperma possa essere sia un indicatore della salute individuale e della capacità riproduttiva sia un dato adeguato per connettere l’ambiente circostante ai suoi effetti.

“Gli iperfluorati, usati in una varietà di prodotti di consumo, gli ftalati, impiegati nei giocattoli per bambini, i parabeni, usati soprattutto nei profumi e nei saponi, e il bisfenolo A, utilizzato per la produzione di plastiche quotidiana - dichiara Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma - sono solo alcuni esempi dei moltissimi agenti e sostanze inquinanti che ogni giorno impattano sulla nostra vita. Senza dimenticare poi i fumi tossici (diossina) sviluppati dagli incendi di materiale plastico e dai rifiuti di ogni genere abbandonati nell’ambiente e nelle nostre città. Inoltre, studi scientifici hanno evidenziato che l’esposizione a queste sostanze, nel corso della gravidanza possono provocare mutazioni epigenetiche nel feto, con trasmissione trans-generazionale delle stesse, dagli effetti irreversibili.

Per contrastare e bilanciare gli effetti negativi dell’inquinamento sulla propria fertilità – conclude la Dott.ssa Galliano - le persone, oltre a cercare di fare attenzione all’utilizzo di determinati prodotti contenenti agenti inquinanti, devono ricordare che ci sono tantissimi altri fattori che possono permettere il mantenimento di una buona fertilità, come ad esempio seguire un’alimentazione corretta e eliminare alcune cattive abitudini, come il fumo e l’abuso di alcool. Il concetto che deve passare è quello di pensare alla propria fertilità e prendersene cura, e di mettere in atto tutti i comportamenti necessari a contrastare gli effetti dell’inquinamento odierno sulla nostra vita riproduttiva”.

Secondo il Registro Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita dell’Istituto superiore di Sanità, tra le coppie che si rivolgono ai centri specializzati per avere un figlio, la percentuale di uomini infertili è del 29,3% e l’età non rappresenta l’unico fattore responsabile. Negli uomini italiani in generale viene riportato che il numero dei gameti è diminuito del 50% rispetto al passato. A nuocere sulla qualità degli spermatozoi (aumentando quindi il rischio infertilità) ci sono spesso le condizioni lavorative: quelle che espongono a radiazioni, a sostanze tossiche o a microtraumi. Influiscono negativamente anche gli inquinanti prodotti dal traffico urbano e il fumo di sigaretta.

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