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La mia storia di pesciolino inizia da piccolo. Abitiamo al mare. Il mare è quello della Riviera romagnola, molto adatto ad imparare a nuotare. Un mare che raramente diventa pericoloso, e che fa paura solo quando è in burrasca. All’età di 4 anni i miei zii Sandro e Pasquina prendono in gestione uno stabilimento balneare a Cervia. Io da Milano Marittima, con la mia biciclettina, faccio quasi tutti i giorni i miei 3 km e vado al mare da mia cugina...Era il 1976, le macchine esistevano eccome, ma pareva che loro evitassero me, oppure io ero abbastanza sveglio da evitare loro.

Al bagno Dino mi aspettava mia cugina Francesca, con cui i bagni erano un dogma. Per me non esisteva andare al mare e non fare il bagno. Prendere il sole? Sì, giusto per asciugarsi e poi tornare in acqua!
Io e Francesca eravamo veramente come dei pesciolini, così diceva la mia mamma. Ricordo un pomeriggio in cui andai in acqua e uscii solo dopo alcune ore. Avevo gli occhi rossi. Continuavo a fare record su record nel fare capriole. Oppure ricordo le volte in cui c’erano le onde, e allora erano lotte incredibili per trafiggerle tutte. Ore a tuffarmici contro. Capitava che prendessimo il pedalò, e che si arrivasse alla boa. E lì si facevano i tuffi, e la sfida era arrivare a toccare il fondo. In tutto questo nuoto senza controllo non è mai esistita una sola lezione! Ho invidiato qualche volta i bambini che facevano lezione di nuoto, ma non per la lezione in sé, ma per il gadget di cui venivano dotati: un bellissimo galleggiante di polistirolo che veniva legato alla schiena, e che a me ricordava tanto la bombola di un sub.. Posso dire che il mare mi ha cresciuto e temprato: il mare è sempre stato casa mia.

Maggio 2015 (43anni e due figli: Nicola, 14 anni e Federico, 8), con mia moglie Irene al fianco sono seduto davanti a uno pneumologo del centro di Forlì, ed ho appena avuto una diagnosi di quelle ti cambiano la vita. Ho appena saputo che sono affetto da una patologia rara che colpisce gli alveoli polmonari, una fibrosi polmonare cui la letteratura scientifica di quei tempi attribuisce un’aspettativa di vita media di 3 - 5 anni. Il termine scientifico è Fibrosi polmonare idiopatica. Sopraffatto da tanti pensieri, confuso, con molte domande nella testa, tra le varie istruzioni che ricevo vi è quella di non nuotare in acqua alta. Strabuzzo gli occhi e sorrido. Stavo sufficientemente bene, non mi sembrava una cosa ragionevole. Quell'estate, a Crotone, con il profondimetro al polso, arrivai in apnea a 10 metri di profondità: ero ancora un pesciolino, e non avevo paura dell’acqua alta.

Estate 2021: quell’avvertimento di non andare in acqua alta diventa realtà. Non c’è da scherzare, in acqua non posso andare a nuotare con la bombola di ossigeno liquido e gli occhialini, visto che così si chiamano i tubicini che si mettono al naso per dare ossigeno. Appena non tocco, non posso fare più di una o due bracciate e subito mi sento soffocare. Per un pesciolino come me è tutto incredibile. La paura di stare in acqua dove non si tocca, adesso è vera. Cerco di essere rilassato, mi concentro sulla respirazione profonda diaframmatica, ma è tutto inutile. I muscoli, se si muovono, hanno bisogno di ossigeno, e io non ne ho da offrire. C’è da piangere… e piango…

Gennaio 2022: mia mamma, senza disturbare troppo, ci lascia. Mi lascia senza sapere cosa sarebbe successo di lì a pochi mesi. Mia mamma smette di vedere soffrire un figlio.

2 aprile 2022: la malattia è andata avanti. La malattia ha vinto! Ho combattuto tanto. Mi trovo a salutare Irene e mio fratello, che ci ha accompagnato alla Chirurgia Toracica di Padova. Potrebbe essere l’ultimo saluto. Mi aspetta uno dei trapianti più difficili e delicati, il trapianto bi-polmonare. Sono in buone mani: il centro è uno dei primi in Italia, sono bravissimi.
Sono stati anni difficili, con una malattia che, come una goccia cinese, mi ha tolto ogni giorno un respiro, ma sono pronto. Ho quasi 50 anni, e forse la mia selva oscura sta per finire, forse a breve potrò tornare a riveder le stelle, il mio inferno forse sta per finire! Avevo ormai toccato il fondo, sarei riuscito a tornare a galla a respirare? Un amico sconosciuto ha avuto una grande sfortuna, e forse mi concederà la possibilità di tornare a respirare senza gli occhialini al naso. Un dono immenso e incommensurabile.

10 settembre 2023: 525 giorni dopo il trapianto, sono ai Giochi Nazionali dei Trapiantati e Dializzati ANED Sport, anzi siamo ai Giochi Nazionali! Si IO e POL, così chiamo il nuovo amico sconosciuto che porto in me. Partecipiamo alla gara di nuoto dei 50 metri stile libero. Mai fatto una gara di nuoto! Mi metto gli occhialini e la cuffietta e poi, come mi diceva sempre mia mamma, prendo un bel respiro e vado. Parto tardi, sono impacciato, guardo gli altri tuffarsi. Come un pesciolino comincio a nuotare, e dopo 42"57 secondi tocco e fermo il tempo. Io e POL ABBIAMO VINTO! Mamma, sono ancora il tuo pesciolino!

Il 25 settembre successivo ho voluto donare la medaglia vinta con questa impresa al Centro Trapianti di Padova, il centro che fa tornare a respirare tanti pesciolini fuor d’acqua come me!
Grazie a tutti i donatori che esprimono il consenso alla donazione di organi, per noi sopravvissuti siete degli eroi.

Achille Abbondanza
Nato a Forlì il 9.5.1972
Rinato a Padova il 2.4.2022

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