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Non chiamateli bambini “mai nati”. E non dite a chi ne ha perso uno una frase del tipo “Tanto ne potete sempre fare un altro”. Mai e poi mai. Il 15 ottobre è la Giornata mondiale per la consapevolezza del lutto perinatale, ovvero il lutto di chi si ritrova a fare i conti con la morte di un bambino in arrivo o nato da pochi giorni o settimane. Questo è il BabyLoss Awareness day, che cade ogni anno il 15 ottobre. Questa data non serve certo a chi vive o ha vissuto questa esperienza: i genitori di un bambino morto non hanno bisogno di un giorno speciale per ricordarsi cosa è successo: chi ci è passato attraverso, ricorda il bambino che non c’è più per 365 giorni l’anno.

IL 15 OTTOBRE

La giornata del 15 ottobre serve invece a tutti gli altri, alla società, perchè si diffonda la consapevolezza che questi eventi accadono. Perchè chi si ritrova in questa situazione sappia che non è solo, e che può chiedere e trovare aiuto da più parti. Ma anche perchè la società, nei vari livelli, impari come questi traumi vanno affrontati. Che si tratti del ginecologo in ospedale, del personale del consultorio o banalmente di una persona amica di una donna che partorisce un bambino morto in grembo al settimo mese: tutti devono sapere che si tratta di un lutto a tutti gli effetti, che è molto doloroso, che serve tanto tempo per elaborarlo e che ci sono cose che possono aiutare ma anche frasi che assolutamente non vanno dette mai.

L’incidenza di morte in utero, aborto spontaneo e morte perinatale in ogni paese del mondo è di gran lunga superiore a quanto comunemente si pensi. Ogni anno, nel mondo, 5 milioni di bambini muoiono durante il terzo trimestre di gravidanza e nei primi mesi di vita. E sono almeno cinque volte tanto le perdite del secondo trimestre e dieci volte tanto quelle del primo trimestre. I dati sono diffusi dall’associazione Ciao Lapo onlus, che da quasi 20 anni in Italia si occupa di lutto perinatale.

In Italia, il lutto prenatale riguarda una donna in gravidanza su sei. Tantissime sono le gravidanze che si interrompono nella parte terminale: si stima che ogni giorno muoiano nove bambini “praticamente già nati”, come spesso si definiscono i bimbi a termine di gravidanza. A questi vanno aggiunti quelli delle gravidanze che si fermano nella parte iniziale, i neonati che muoiono durante il parto e i bimbi che vengono a mancare entro un mese dal parto.

L’ONDA DI LUCE

In occasione del 15 ottobre vengono organizzate tantissime iniziative, in tante parti del mondo, dai dibattiti degli specialisti ai ‘raduni’ di genitori in lutto che si ritrovano insieme per ricordare i bambini che non ci sono più magari lanciando nel cielo tanti palloncini. Ma quello che accomuna tutto il mondo in questa giornata è l’iniziativa della cosiddetta ‘Onda di luce‘: candele accese in tutte le case che hanno vissuto o vogliono ‘celebrare’ il lutto prenatale, in tutte le città e in tutti i paesi del mondo. In Italia questa usanza ha preso piede da diversi anni, soprattutto grazie all’attivismo dell’associazione Ciao Lapo, e ogni anno che passa è sempre più partecipata. L’idea è stata lanciata tanti anni fa in Inghilterra. Le candele si accendono alle 19 ora locale e si lasciano accese per un’ora: se ogni paese le accende in successione, man mano la luce delle candele andrà a illuminare progressivamente tutto il pianeta, un fuso orario dopo l’altro. Si tratta di un modo simbolico per unire idealmente migliaia di persone. L’onda di luce ha recentemente incontrato supporto e interesse anche da parte degli enti pubblici: quest’anno sono più di 200 i Comuni italiani che hanno aderito al BabyLoss day e che prevederanno domani sera un’accensione particolare, magari di un monumento cittadino, per ricordare il tema del lutto perinatale, di solito con luce azzurra.

Fonte: www.dire.it 

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