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È morta la bambina di 10 anni di Palermo che si era avvolta una corda attorno al collo, secondo gli inquirenti per partecipare a una 'sfida di soffocamento estremo' sul social TikTok. La piccola del quartiere Kalsa la sera di mercoledì 20 gennaio era stata portata dai genitori disperati all'ospedale "Di Cristina" dopo un arresto cardio-circolatorio: i medici del pronto soccorso erano riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi.

I tentativi di rianimarla

I medici avevano riferito che era caduta in "coma profondo per un'encefalopatia post-anossica prolungata" e l'avevano ricoverata in terapia intensiva ma le sue condizioni erano apparse subito critiche. Poi è stata dichiarata la morte cerebrale e i genitori hanno acconsentito all'espianto degli organi per la donazione multipla. 

Sequestrato lo smartphone

Sulla vicenda indaga la polizia che ha sequestrato lo smartphone. I genitori disperati che l'hanno trovata esanime per terra dopo l'assurda prova di resistenza nota come 'blackout challenge'. I medici del pronto soccorso sono riusciti a riavviare il battito dopo diversi tentativi e hanno eseguito diversi esami diagnostici per verificare i danni agli organi in seguito all'asfissia.

La ricostruzione

Secondo le prime ricostruzioni fornite dal padre, la bambina stava giovando nel bagno di casa. La piccola aveva l'estremità di una accorda stretta attorno al collo e l'altra parte attaccata alla barra porta-asciugamani, come se fosse impiccata. Accanto a lei lo smartphone. Per liberarla è stato necessario tagliare la corda, ma la piccola non dava segni di vita dopo l'assurda prova di resistenza

Sul caso indaga la Polizia che ha sequestrato lo smartphone della bambina. Dopo il decesso sono iniziate le procedure di accertamento previste dalla legge da parte dell'apposita commissione di clinici, in raccordo con l'autorità giudiziaria.

La richiesta di norme più severe

Immediate le reazioni di sdegno per l'episodio e le richieste di un giro di vite contro i giochi estremi promossi attraverso i social. "Servono regole severe che impediscano l'accesso a chi non ha l'eta' stabilita e che sanzionino in modo efficace chi pubblica e condivide contenuti che istigano alla violenza e all'autolesionismo", ha detto l'avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime, che aggiunge: "Come mai una bambina di dieci anni aveva un profilo o accesso a TikTok, dato che si tratta di un social che, in base alle sue regole, consente l'iscrizione a partire dai 13 anni? Regole però non soggette a controlli particolari, e così basta mentire sull'età e ci si iscrive. Non si vuole capire che i social non sono giocattoli per bambini, ma mondi virtuali in cui, spesso senza i dovuti controlli, vengono caricati video e immagini assolutamente non idonei a menti acerbe che non possono capire né i contenuti ne' le conseguenze cui vanno incontro partecipando a certe assurde sfide. E i genitori o gli adulti dovrebbero controllare, sempre, sia chi seguono i loro figli, sia i loro follower". 

La replica di TikTok

TikTok replica assicurando di non aver "riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato" alla 'blackout challenge'.

"Siamo davanti ad un evento tragico e rivolgiamo le nostre piu' sincere condoglianze e pensieri di vicinanza alla famiglia e agli amici di questa bambina" ha dichiarato un portavoce di TikTok, "La sicurezza della community TikTok è la nostra priorità assoluta, per questo motivo non consentiamo alcun contenuto che incoraggi, promuova o esalti comportamenti che possano risultare dannosi".

"Utilizziamo" ha aggiunto il portavoce, "diversi strumenti per identificare e rimuovere ogni contenuto che possa violare le nostre policy. Nonostante il nostro dipartimento dedicato alla sicurezza non abbia riscontrato alcuna evidenza di contenuti che possano aver incoraggiato un simile accadimento, continuiamo a monitorare attentamente la piattaforma come parte del nostro continuo impegno per mantenere la nostra community al sicuro. Siamo a disposizione delle autorità competenti per collaborare alle loro indagini".

Fonte: AGI.it

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